Stagione: 2025

Milan vs Inter

Da Tomaselli a Toschi, da Stendardi a Fiore, da Pomati a Bestetti: ragazze “del diavolo”. Citarne alcune per onorarle tutte in una notte magica. Tre anni dopo il Milan torna su quel tetto di Milano che si chiama Trofeo Annovazzi. Quella Bracco che da due anni era feudo nerazzurro, quel notturno palcoscenico di coppa nei sogni di ogni calciatore, diventato stavolta un bagno di serotonina per una squadra forte e in fiducia come quella di Simone Sacchi. Contro l’Inter è gara vera, dai ritmi infuocati, giocata sui dettagli e sui centimetri. Decisa da un episodio, sconquassata da legni che ancora tremano, legittimata – infine – da un Milan che ha calcato un po’ più forte la sua penna sulle pagine della storia.

L’arena è pronta, il pubblico è tanto ed è caldo, il ritmo è da subito forsennato. È l’Inter ad aggredire nei primissimi istanti, con Ripamonti che affonda gli artigli sul sintetico di via Cazzaniga, offrendo a Lombardo l’opportunità del traversone velenoso. Sono però soltanto schermaglie, come i successivi tiri di Bertoni e Bestetti, il tagliato da posizione impossibile di Marti, la palombella debole di Toschi. All’improvviso, però, il Milan segna: con un ribaltamento fulmineo, con una palla in verticale di Bestetti che sorprende un’Inter all’arrembaggio e trova Fiore tutta sola oltre il casello autostradale. Fiore sceglie la soluzione di forza e calcia, Violaine ci arriva col piede a deviare, ma il tiro è troppo potente e finisce comunque in rete.

SECONDO TEMPO

Nella ripresa il Milan cambia tre giocatrici. L’Inter, invece, cambia tutto. Nove ragazze su nove. Chi però ci mette poco a calarsi nel match è Fede Mazzarola, che dopo pochi istanti si inserisce in anticipo su Marinari e va a stampare un destro terrificante sulla traversa rossonera. L’Inter quindi c’è, in barba a ragionamenti e supposizioni; il Milan però ha ciò che ti serve quando devi gestire con lucidità e attenzione un avversario pronto al forcing: un “giocatore-cassaforte”, uno di quelli a cui dai la palla e sei sicuro che non la perderà, proteggendola, accarezzandola, trasformandola spesso in qualcosa di prezioso. La giocatrice cassaforte del Milan ha un nome: Sara Elshamy, la “Faraona” rossonera. La posizione la prima punta di manovra rende ancora più prezioso il suo compito di tenere il pallone fuori da ogni pericolo, la sua intesa con Cappello dà vita a combinazioni interessanti, e l’incrocio che colpisce su calcio di punizione fa il paio con il legno di Mazzarola. Tutto questo contribuisce a dare un senso alla vittoria del Milan, anche se l’Inter non molla mai: con Ascone, con Saragoni, con Serio: fretta e spazi stretti sono tuttavia cattivi compagni, eppure la generosità di Carla è premiata dall’ultima, grossa, occasione del match: una stoccata a colpo sicuro, con Di Lello fuori causa, salvata sulla linea dal provvidenziale posizionamento di Colombo.

DISTINTA GARA

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Inter vs Milan

Quella coppa, con quei colori sul manico, con i volti riflessi mentre la sollevano. Quale coppa? Quella della nostra Champions, che in altre parole è quella dell’inimitabile trofeo Annovazzi. Quali colori? Il rosso e il nero. Quali volti? Quelli del Milan. Sfavoriti sulla carta, vincitori sul campo. Cosa significa tronare a vincere contro l’Inter in una finale storica per un trofeo che mancava da 13 anni? Chiedetelo a Vigil, a Boniforti, a Bogogna, a Tebaldi, a De Francesco. Risponderanno con una foto ricordo dal centro di via Cazzaniga, che alle 21:30 del 19 marzo 2025 è semplicemente il centro del mondo. Il messaggio è chiaro: “I campioni adesso siamo noi”.

PRIMO TEMPO

Un derby è sempre un derby. L’Inter, prima in classifica e miglior attacco del campionato, punta al trofeo. Sare e Ottaviani spingono i nerazzurri, costruiscono occasioni, ma il Milan tiene botta. Dall’altra parte, Vigil Hidalgo accende la luce: dribbla, inventa e serve assist. Al 29′ Cremonesi impegna Beretta con un tiro da fuori. Al termine del primo tempo, il risultato resta inchiodato sullo 0-0.

SECONDO TEMPO

Bastano due minuti nella ripresa per cambiare tutto. Tebaldi scivola e mette in mezzo, Ottaviani non riesce a intervenire, Boniforti è lesto e insacca: 1-0 Milan. Vigil esulta, Boniforti sente il peso del gol che sblocca la finale. Il Milan ora domina. Zaidane sfiora il raddoppio al 5’, Boniforti ci prova di testa al 7’. L’Inter ci crede ancora, ma l’espulsione di Parisi al 16’ complica tutto. I nerazzurri sognano una rimonta, ma Achille Tebaldi ha altri piani: al 19’ sigla un pallonetto perfetto sotto l’incrocio. Non è finita. Fiorenza serve Boniforti, che chiude la partita con il 3-0 definitivo. Triplice fischio, nessuna suggestione, nessun dubbio, solo certezze: la coppa torna al Vismara dopo 13 anni.

DISTINTA GARA

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Como Women vs Inter

Inter chiamata subito a rispondere alle “cugine” nella seconda semifinale. E l’incipit somiglia molto a quello del primo incontro. Platto lavora il pallone a sinistra trovando Vigetti in posizione centrale, Benzem-Anna prende la mira e trafigge il portiere dopo appena due minuti. Pare il preludio a un match in totale discesa per le nerazzurre, e invece le lariane tengono il campo con ordine e orgoglio, pur costrette perlopiù a difendersi da uno schieramento offensivo, quello dell’Inter, in cui anche la recuperata Occhipinti non perde occasione per sganciarsi in avanti. Como Women in partita, sì, ma braccato dal gol annullato a Platto, da una chance di Ripamonti che si libera e calcia, e dalla bella transizione LombardoGavazzeniRedaelli, con quest’ultima che impegna Ferronato al grande intervento.

SECONDO TEMPO

E se le bianconere chiudono il primo tempo in crescendo (bella rasoiata di Speroni dopo una punizione concessa da un’Inter nell’occasione in affanno), a inizio ripresa arriva presto il gol che mette al sicuro il risultato per le nerazzurre. Grande protagonista è Carla Serio, che dopo cinque minuti abbondanti si abbassa, addomestica un pallone e lo serve magicamente in profondità per l’inserimento di Mariani; l’esterna numero 11 va via in velocità, vince di forza un contrasto e poi la mette dentro. Da lì in poi è serena amministrazione per l’Inter, che ci prova fine al triplice fischio con Dall’Ava, Arfani e Serio, mentre le lariane riescono a creare una situazione di potenziale pericolo con la solita Speroni, defilata nella ripresa nel ruolo di ala. Per il Como, nel bilancio, una sconfitta onorevole; per l’Inter una prestazione solida e la possibilità di dare l’assalto alla terza Bracco Cup consecutiva in un derby tutto da vivere.

DISTINTA GARA

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Milan vs Atalanta

La partita sembra decisa in un attimo, in quel breve spazio in cui la moneta è sospesa nell’aria e nulla è ancora scritto. Il Milan e l’Atalanta si equilibrano fino agli ultimi minuti. Il pareggio resiste fino a cinque minuti dalla fine, poi Bernasconi, vicecapitano del Milan, decide la partita con un 2-1. Ma questo non è tutto: la vera sfida si prepara per la finale, con il derby ormai imminente. Nel primo tempo, l’equilibrio regna. La moneta continua a girare mentre entrambe le squadre si affrontano senza cedere. Vigil Hidalgo e Gustacchini si scambiano scatti veloci, Cenedese e Magrin impegnano i portieri avversari. Non c’è un chiaro predominio, ma qualche occasione per il Milan, come il tiro di Zaidane al 20’ e l’intervento di Turla su Boniforti al 25’. La partita resta aperta, con la porta che non si sblocca. Tuttavia, al 26’, un tiro di Vigil Hidalgo cambia le cose: punizione, un colpo deciso, e la moneta finalmente cade dalla parte del Milan.

SECONDO TEMPO

Ma il calcio è imprevedibile. A sette minuti dall’inizio della ripresa, una mischia in area e un colpo di testa di Turla ristabiliscono l’equilibrio. La partita è di nuovo in bilico, mentre l’Inter attende il suo avversario in finale. Moustatraf e Boniforti ci provano con nuovi affondi, ma la moneta non cade, nonostante gli sforzi. Poi arriva Boniforti, che con un tiro ben piazzato non sorprende completamente il portiere, ma lo lascia impossibilitato a rispondere a nuovi attacchi. Bernasconi è pronto. Con il fiato sul collo dell’Inter, si fionda sulla palla e, con un tap-in rapido, porta il Milan in finale. In quel momento, non importa più testa o croce. La risposta è una sola: Diavolo

DISTINTA GARA

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Pro Sesto vs Milan

Dopo l’iniziale botta e risposta fra Milan e Pro Sesto, con il tiro di Bettini a cui risponde un minuto dopo Rubini, sono le rossonere a passare in vantaggio: conclusione dal limite di Elshamy che Rancati non trattiene, permettendo così il tap-in vincente di Bertoni. L’intesa fra l’8 e il 7 funziona, e funziona bene: al 6’ la centrocampista manda in profondità l’autrice dell’1-0, che davanti all’estremo difensore biancazzurro non sbaglia. È una Pro che fa fatica, soprattutto fa fatica a limitare proprio Elshamy, che dopo gli assist, può festeggiare il suo centro personale: tiro a giro incredibile che s’insacca poco lontano dal sette della porta, portando così il parziale su un 3-0 pesante per le ragazze di Sesto; che però provano a reagire, con un tentativo da centrocampo di Donati che sibila poco alto sopra la traversa. Le giocatrici di Sacchi hanno però un’altra marcia, soprattutto a centrocampo: e al 16’ Toschi scaglia un destro dal limite imprendibile, portando così il risultato sul 4-0. Un punteggio che rischia tuttavia di cambiare pochi secondi dopo. Bertoletti manda in profondità Nave che cerca di sorprendere Di Lello con un velenoso rasoterra, disinnescato dal 12 rossonero. Occasione dell’8, rete dell’altro 8 in campo: a fine primo tempo Elshamy sigla infatti la doppietta, dopo un bellissimo recupero alto.

SECONDO TEMPO

Nella ripresa però, Rolla non vuole mollare e manda subito dentro Sala, Danesini e Manca. Se nei primi minuti Scotti e compagne riescono a riequilibrare la sfida, almeno nel gioco espresso, al 12’ Cozzi, con una magistrale punizione, inganna Cohen e realizza il sesto gol della serata. Gol che, di lì a poco, diventeranno sette: cross dalla destra su cui Carfì, da due passi, insacca il definitivo 7-0 che chiude la prima semifinale del torneo. Partita a senso unico in cui le ragazze di Sacchi sono riuscite fin dai primi minuti a imporre il proprio gioco e la propria tecnica, mettendo già la partita in cascina già dai primi istanti. E ora, testa al derby.

DISTINTA GARA

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Inter vs Juventus

La partita tra Inter e Juventus è uno degli appuntamenti più attesi e ricchi di storia, e questa volta ha avuto una conclusione che lascia il segno. Un derby d’Italia che si è trasformato in una vera e propria battaglia, con l’Inter che si è imposta 2-1 grazie a una rete all’ultimo secondo e ha conquistato l’accesso alla finale, nonostante il match sembrasse destinato ai rigori fino all’ultimo. Il primo tempo è stato dominato dall’Inter, che ha mostrato una prestazione aggressiva e determinata, cercando di far breccia nella difesa bianconera fin dai primi minuti. Numerose le occasioni create (su tutti, spicca il numero 7 nerazzurro Sare), ma a tenere il punteggio in parità è stato il portiere juventino Galavotti, autore di parate decisive. Nonostante l’assalto costante, nessuna delle conclusioni nerazzurre ha trovato il fondo della rete, grazie alla solidità della difesa avversaria.

SECONDO TEMPO

Nel secondo tempo, la partita ha preso una piega decisiva grazie a Stefano Montalbano, il quale è stato protagonista del gol che ha sbloccato il risultato. Dopo alcune parate di Galavotti, il suo intervento su una ribattuta ha portato l’Inter in vantaggio. L’esultanza sotto gli spalti e la maglia mostrata ai tifosi sono immagini che rimarranno impresse nella memoria di tutti. La Juventus non si è arresa e ha risposto al termine del secondo tempo, con un rigore ben calciato da Scaglia che ha riportato il punteggio in parità (27’). Ma l’Inter non ha ceduto, continuando a premere e creando nuove occasioni. A risolvere la situazione ci ha pensato Catania, con una testata decisiva (31’) che ha portato il 2-1, chiudendo di fatto la partita e dando il via ai festeggiamenti. Con questo successo, l’Inter guadagna il pass per la finale (dove troverà il Milan), con la consapevolezza di essere una corazzata determinata e pronta a tutto. Ora l’attenzione si sposta sul ritorno in campionato, ma questo 2-1 suona come una vera e propria sentenza: l’Inter non ha paura e punta dritta al trofeo.

DISTINTA DI GARA

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Real Meda vs Milan

Il secondo quarto di finale della serata tra Milan e Real Meda inizia con un colpo di scena. Sono passati solo alcuni minuti, infatti, quando un disimpegno difensivo apparentemente innocuo del Milan si tramuta in un’autorete che porta avanti il Real Meda. Il merito della squadra di Sacchi, però, è quello di mantenere calma e concentrazione, senza farsi prendere dalla foga di rimediare all’errore e di vincere la partita contro una formazione che pure darà l’idea di pagare un pizzico di timore reverenziale. Inizia così una ragionata di ricerca del pareggio da parte del Milan, che nel periodo successivo mette in mostra una variegata collezione di schemi per i calci d’angolo, tutti battuti corti. Sul primo, di RaffaelliRaso lascia scorrere con un velo per la conclusione di Cozzi. È una prova generale, perché poco più tardi è sempre Cozzi a trovare la deviazione vincente dopo un gioco di prestigio di Maya. Il Real Meda risponde con un tiro alto di De Nova, provando più volte a innescare la verve di Mariani, ma trovandosi costretto perlopiù a una partita di contenimento. Il primo tempo va così in archivio con l’infortuno di Fiore (una botta alla caviglia che la costringe a uscire anzitempo, sembra però nulla di grave), e con il bellissimo gol del vantaggio di Arianna Toschi. Il cervellino rossonero gioca una partita dinamica e intelligente, impreziosita da due gemme. La prima, è un colpo perfetto dai 20-25 metri che sorprende il portiere scavalcandolo poco prima dell’intervallo.

SECONDO TEMPO

Il secondo tempo è subito scaldato da una botta di Cappello che esalta i riflessi di Marelli. Ma poco più tardi il cielo dell’Enotria è illuminato a giorno dal gol più bello visto finora alla Woman’s Bracco Cup. L’autrice è Sofia Spanò, capitano del Real Meda, che dal lato corto dell’area di rigore si inventa un sinistro a giro senza senso che va a incastrarsi sotto l’incrocio dei pali. Risultato di nuovo sul pari quindi, ma come nel primo tempo il Milan non si scompone, rimette la palla al centro e va a segnarne un’altro. Ancora Toschi, ancora con un gran gol dal coefficiente di difficoltà elevato. Pallone che arriva da destra, un’occhio alla sfera, l’altro alla porta, e poi SBAM! di prima intenzione con un destro micidiale che non lascia scampo. Troppo alto ora l’ostacolo da scalare per le panterine di De Boni: arriva così il il 4-2 di Marti al termine di un’azione articolata per vie centrali; e poi anche il quinto gol gol col tap-in di Colombo sulla bella assistenza di Cappello. L’ultima parte della gara, infine, è un conto aperto tra Maya Raffaelli, la sfortuna, e il bravo portiere brianzolo. Il demonietto rossonero (una giocatrice di cui parleremo a lungo, così, a sensazione), ci prova in tutte le maniere, più e più volte, ma stavolta cinque al Milan possono bastare, in attesa di incontrare una Pro Sesto che – anche in campionato – sta facendo grandi cose.

DISTINTA DI GIOCO

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Renate vs Inter

L’Inter vince con un secco 2-0, ma il vero spettacolo è tutto nel gioco. Una squadra fisica e tecnica che domina un Renate coraggioso, capace persino di parare un rigore. Pignatiello sfiora il gol nel finale, ma i nerazzurri restano imprendibili. Ora li attende la Juventus in semifinale: una sfida da brividi.

DOMINIO NERAZZURRO

Solo un grande protagonista nel rettangolo verde di via Cazzaniga nell’ultimo dei 4 quarti della Bracco Cup: è Rayan Sare. Bastano cinque minuti per scaldare la partita: il suo tiro centra la traversa dopo l’intervento di Argenti. Al 22′, Sare serve Catania, che con freddezza infila l’1-0. L’Inter vuole chiuderla e ci prova con Sanogo, ma Argenti questa volta non si fa superare, grazie a riflessi magistrali.

LOTTA DEL RENATE

Il Renate non molla e tiene vivo il sogno con il suo portiere, straordinario nel parare il rigore di Catania al 7′ della ripresa. Ma ogni speranza svanisce cinque minuti dopo: Montalbano recupera palla e Sanogo firma il raddoppio con uno scavetto perfetto. Il Renate ci prova ancora con Pignatiello, fermato sul più bello dalla difesa della sponda nerazzurra del naviglio. Ma il verdetto è ormai scritto: l’Inter è in semifinale e la Juventus è avvisata.

DISTINTA DI GIOCO

vs

Monza vs Inter

Dopo la difficile partenza nel campionato interregionale (due sconfitte contro Atalanta e Sudtirol), all’Inter serve un’iniezione fiducia per rimettersi al più presto in carreggiata. Occorre passare il turno, ovviamente, ma occorre anche offrire una prestazione importante contro un’avversaria solida come il Monza di Valentina Palladini.  E ci mettono poco le nerazzurre a farsi sotto; con capitan Dall’Ava, che irrompe in anticipo sulla fascia destra ma viene murata una prima volta da un’acclamatissima Viola Gianola, autrice di una prova maiuscola tra i pali. Ancora Dall’Ava – giocatrice apparsa in netta evoluzione rispetto alla scorsa stagione – ancora la respinta del portiere in un primo tempo che l’Inter comanda in virtù della sua superiorità tecnica e atletica, ma in cui non riesce a scardinare la difesa biancorossa, ben sorretta da Pagliara e Del Federico. Nella fase centrale della prima frazione, infatti, il Monza prende coraggio e Mazzoni lancia un paio di Acuti dalle parti di Viccardi. Tentativi che tuttavia resteranno isolati, perché poco dopo l’Inter la sblocca, e non la molla più. Devastante la percussione per vie centrali di Ascone, che perfora la difesa e mette dentro il vantaggio. Beatrice protagonista anche sul gol che di fatto chiude i conti, sul finire del primo tempo. Suo infatti il corner che pesca sul secondo palo l’inserimento di Fede Mazzarola, lesta a mandare le squadre all’intervallo sul 2-0.

 

SECONDO TEMPO

Ripresa che trova una nuova grande protagonista in Alessia Saragoni, arrivata a dicembre da Cesena, che mette “a ferro e fuoco” la metà campo monzese per tutto il secondo tempo. Suo l’affondo in avvio, con tiro sul palo raccolto in maniera vincente da Arfani, arrivata a rimorchio. Suo anche il gol con una splendida torsione di testa, anche se l’azione avviene con il gioco già fermo; così come sua è un’altra raffica di tentativi che vanno a vuoto di poco. Uno, in particolare, in cui la 10 manca l’aggancio vincente sul servizio proprio di Arfani. Il Monza si difende tenacemente e orgogliosamente, e concentra gli sforzi in una gran conclusione di Delle Cave, che sibila non lontano dalla porta. Il destino dell’incontro però è ormai scritto e sigillato. Per l’Inter ci sarà un’altra semifinale nella coppa che la vede campione in carica da due edizioni.

DISTINTA DI GARA

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Como vs Juventus

Il Como non si lascia intimorire dalla dominatrice del campionato, mentre la Juventus riesce a graffiare solo nel finale. Due protagonisti con lo stesso numero sulla schiena, il 18, si ergono a simboli del match, ma c’è ancora tempo per parlarne. Ora conta solo il verdetto: chi volerà in semifinale? Tutto si gioca dagli undici metri. Attimi di tensione, poi il verdetto della lotteria dei rigori: è la Juventus a passare.

COLPO SU COLPO

Non ci sono dubbi: Saka e la porta avversaria sembrano avere un conto in sospeso. Bastano pochi minuti per capirlo: al 5′ è suo il colpo di testa che mette in difficoltà Scapolan, servito da un Vrapi in grande spolvero. Tre minuti dopo, il numero dieci comasco prova ancora, questa volta con un rasoterra velenoso. La Juve non cede, ma il Como lancia un messaggio forte e chiaro: vuole la vittoria. Sul fronte opposto, Fantone alza la voce, comandando la difesa con grinta. Al 13′ Saka torna a rendersi pericoloso, trovando varchi invisibili e puntando la porta juventina, che in campionato sembra invalicabile. Ma Fantone si immola con un intervento disperato, salvando tutto. Tocca ai bianconeri rispondere: al 19′ è Lenta a provare a colpire, ma il risultato resta inchiodato. Per sbloccarlo, serve la ripresa.

IL VERDETTO

Stesso copione, stesso equilibrio. Il Como spinge con Trullu, sfrutta la classe di Saka e le incursioni di Calleoni. Al 49′, il portiere juventino Pugno diventa protagonista con una doppia parata straordinaria. Poco dopo, Mobilia sfiora il gol, ma il destino sembra voler rimandare il colpo di scena. Il momento arriva al 66′: Zanni, con un guizzo velenoso in mischia, spedisce la palla in rete. Il Como sogna, ma non c’è tempo per festeggiare. Come in un duello infinito, la Juventus risponde con Bentalba: al 75′ il suo tiro rabbioso, dopo una respinta corta di Gregori, gonfia la rete.

I rigori diventano inevitabili.

LA DECISIONE FINALE

L’ultima immagine della serata è quella della Juventus che esulta attorno al suo portiere. La parata di Pugno su Albergati si rivela decisiva, mentre l’errore finale dei lariani condanna il Como. Dopo un match giocato alla pari, la sorte premia la Vecchia Signora: 6-5 dal dischetto, la semifinale è sua.

DISTINTA DI GIOCO

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