Stagione: 2025









Real Meda vs Milan
Il secondo quarto di finale della serata tra Milan e Real Meda inizia con un colpo di scena. Sono passati solo alcuni minuti, infatti, quando un disimpegno difensivo apparentemente innocuo del Milan si tramuta in un’autorete che porta avanti il Real Meda. Il merito della squadra di Sacchi, però, è quello di mantenere calma e concentrazione, senza farsi prendere dalla foga di rimediare all’errore e di vincere la partita contro una formazione che pure darà l’idea di pagare un pizzico di timore reverenziale. Inizia così una ragionata di ricerca del pareggio da parte del Milan, che nel periodo successivo mette in mostra una variegata collezione di schemi per i calci d’angolo, tutti battuti corti. Sul primo, di Raffaelli, Raso lascia scorrere con un velo per la conclusione di Cozzi. È una prova generale, perché poco più tardi è sempre Cozzi a trovare la deviazione vincente dopo un gioco di prestigio di Maya. Il Real Meda risponde con un tiro alto di De Nova, provando più volte a innescare la verve di Mariani, ma trovandosi costretto perlopiù a una partita di contenimento. Il primo tempo va così in archivio con l’infortuno di Fiore (una botta alla caviglia che la costringe a uscire anzitempo, sembra però nulla di grave), e con il bellissimo gol del vantaggio di Arianna Toschi. Il cervellino rossonero gioca una partita dinamica e intelligente, impreziosita da due gemme. La prima, è un colpo perfetto dai 20-25 metri che sorprende il portiere scavalcandolo poco prima dell’intervallo.
SECONDO TEMPO
Il secondo tempo è subito scaldato da una botta di Cappello che esalta i riflessi di Marelli. Ma poco più tardi il cielo dell’Enotria è illuminato a giorno dal gol più bello visto finora alla Woman’s Bracco Cup. L’autrice è Sofia Spanò, capitano del Real Meda, che dal lato corto dell’area di rigore si inventa un sinistro a giro senza senso che va a incastrarsi sotto l’incrocio dei pali. Risultato di nuovo sul pari quindi, ma come nel primo tempo il Milan non si scompone, rimette la palla al centro e va a segnarne un’altro. Ancora Toschi, ancora con un gran gol dal coefficiente di difficoltà elevato. Pallone che arriva da destra, un’occhio alla sfera, l’altro alla porta, e poi SBAM! di prima intenzione con un destro micidiale che non lascia scampo. Troppo alto ora l’ostacolo da scalare per le panterine di De Boni: arriva così il il 4-2 di Marti al termine di un’azione articolata per vie centrali; e poi anche il quinto gol gol col tap-in di Colombo sulla bella assistenza di Cappello. L’ultima parte della gara, infine, è un conto aperto tra Maya Raffaelli, la sfortuna, e il bravo portiere brianzolo. Il demonietto rossonero (una giocatrice di cui parleremo a lungo, così, a sensazione), ci prova in tutte le maniere, più e più volte, ma stavolta cinque al Milan possono bastare, in attesa di incontrare una Pro Sesto che – anche in campionato – sta facendo grandi cose.



Renate vs Inter
L’Inter vince con un secco 2-0, ma il vero spettacolo è tutto nel gioco. Una squadra fisica e tecnica che domina un Renate coraggioso, capace persino di parare un rigore. Pignatiello sfiora il gol nel finale, ma i nerazzurri restano imprendibili. Ora li attende la Juventus in semifinale: una sfida da brividi.
DOMINIO NERAZZURRO
Solo un grande protagonista nel rettangolo verde di via Cazzaniga nell’ultimo dei 4 quarti della Bracco Cup: è Rayan Sare. Bastano cinque minuti per scaldare la partita: il suo tiro centra la traversa dopo l’intervento di Argenti. Al 22′, Sare serve Catania, che con freddezza infila l’1-0. L’Inter vuole chiuderla e ci prova con Sanogo, ma Argenti questa volta non si fa superare, grazie a riflessi magistrali.
LOTTA DEL RENATE
Il Renate non molla e tiene vivo il sogno con il suo portiere, straordinario nel parare il rigore di Catania al 7′ della ripresa. Ma ogni speranza svanisce cinque minuti dopo: Montalbano recupera palla e Sanogo firma il raddoppio con uno scavetto perfetto. Il Renate ci prova ancora con Pignatiello, fermato sul più bello dalla difesa della sponda nerazzurra del naviglio. Ma il verdetto è ormai scritto: l’Inter è in semifinale e la Juventus è avvisata.



Monza vs Inter
Dopo la difficile partenza nel campionato interregionale (due sconfitte contro Atalanta e Sudtirol), all’Inter serve un’iniezione fiducia per rimettersi al più presto in carreggiata. Occorre passare il turno, ovviamente, ma occorre anche offrire una prestazione importante contro un’avversaria solida come il Monza di Valentina Palladini. E ci mettono poco le nerazzurre a farsi sotto; con capitan Dall’Ava, che irrompe in anticipo sulla fascia destra ma viene murata una prima volta da un’acclamatissima Viola Gianola, autrice di una prova maiuscola tra i pali. Ancora Dall’Ava – giocatrice apparsa in netta evoluzione rispetto alla scorsa stagione – ancora la respinta del portiere in un primo tempo che l’Inter comanda in virtù della sua superiorità tecnica e atletica, ma in cui non riesce a scardinare la difesa biancorossa, ben sorretta da Pagliara e Del Federico. Nella fase centrale della prima frazione, infatti, il Monza prende coraggio e Mazzoni lancia un paio di Acuti dalle parti di Viccardi. Tentativi che tuttavia resteranno isolati, perché poco dopo l’Inter la sblocca, e non la molla più. Devastante la percussione per vie centrali di Ascone, che perfora la difesa e mette dentro il vantaggio. Beatrice protagonista anche sul gol che di fatto chiude i conti, sul finire del primo tempo. Suo infatti il corner che pesca sul secondo palo l’inserimento di Fede Mazzarola, lesta a mandare le squadre all’intervallo sul 2-0.
SECONDO TEMPO
Ripresa che trova una nuova grande protagonista in Alessia Saragoni, arrivata a dicembre da Cesena, che mette “a ferro e fuoco” la metà campo monzese per tutto il secondo tempo. Suo l’affondo in avvio, con tiro sul palo raccolto in maniera vincente da Arfani, arrivata a rimorchio. Suo anche il gol con una splendida torsione di testa, anche se l’azione avviene con il gioco già fermo; così come sua è un’altra raffica di tentativi che vanno a vuoto di poco. Uno, in particolare, in cui la 10 manca l’aggancio vincente sul servizio proprio di Arfani. Il Monza si difende tenacemente e orgogliosamente, e concentra gli sforzi in una gran conclusione di Delle Cave, che sibila non lontano dalla porta. Il destino dell’incontro però è ormai scritto e sigillato. Per l’Inter ci sarà un’altra semifinale nella coppa che la vede campione in carica da due edizioni.



Como vs Juventus
Il Como non si lascia intimorire dalla dominatrice del campionato, mentre la Juventus riesce a graffiare solo nel finale. Due protagonisti con lo stesso numero sulla schiena, il 18, si ergono a simboli del match, ma c’è ancora tempo per parlarne. Ora conta solo il verdetto: chi volerà in semifinale? Tutto si gioca dagli undici metri. Attimi di tensione, poi il verdetto della lotteria dei rigori: è la Juventus a passare.
COLPO SU COLPO
Non ci sono dubbi: Saka e la porta avversaria sembrano avere un conto in sospeso. Bastano pochi minuti per capirlo: al 5′ è suo il colpo di testa che mette in difficoltà Scapolan, servito da un Vrapi in grande spolvero. Tre minuti dopo, il numero dieci comasco prova ancora, questa volta con un rasoterra velenoso. La Juve non cede, ma il Como lancia un messaggio forte e chiaro: vuole la vittoria. Sul fronte opposto, Fantone alza la voce, comandando la difesa con grinta. Al 13′ Saka torna a rendersi pericoloso, trovando varchi invisibili e puntando la porta juventina, che in campionato sembra invalicabile. Ma Fantone si immola con un intervento disperato, salvando tutto. Tocca ai bianconeri rispondere: al 19′ è Lenta a provare a colpire, ma il risultato resta inchiodato. Per sbloccarlo, serve la ripresa.
IL VERDETTO
Stesso copione, stesso equilibrio. Il Como spinge con Trullu, sfrutta la classe di Saka e le incursioni di Calleoni. Al 49′, il portiere juventino Pugno diventa protagonista con una doppia parata straordinaria. Poco dopo, Mobilia sfiora il gol, ma il destino sembra voler rimandare il colpo di scena. Il momento arriva al 66′: Zanni, con un guizzo velenoso in mischia, spedisce la palla in rete. Il Como sogna, ma non c’è tempo per festeggiare. Come in un duello infinito, la Juventus risponde con Bentalba: al 75′ il suo tiro rabbioso, dopo una respinta corta di Gregori, gonfia la rete.
I rigori diventano inevitabili.
LA DECISIONE FINALE
L’ultima immagine della serata è quella della Juventus che esulta attorno al suo portiere. La parata di Pugno su Albergati si rivela decisiva, mentre l’errore finale dei lariani condanna il Como. Dopo un match giocato alla pari, la sorte premia la Vecchia Signora: 6-5 dal dischetto, la semifinale è sua.



Pro Sesto vs Atalanta
La seconda semifinale ha offerto invece la sfida tra l’Atalanta di Alberto Signorelli e la Pro Sesto di Maurizio Rolla. Gara approcciata con grande intensità da parte delle biancocelesti, che impiegano pochissimi minuti a rendersi pericolose. Nave fa capire subito che questa sarà la sua serata, giocando un pallone in profondità che – sporcato da una carambola – diventa un invitante assist per Manca: l’esterna d’attacco non riesce però a raggiungere in tempo la sfera. Passano tuttavia soltanto due minuti e la Pro Sesto passa in vantaggio. Tacco geniale di Francesca Sala (molto bene da prima punta in appoggio alla manovra) per l’inserimento a memoria di Nave, la Dea non è posizionata perfettamente, Elena è in gioco e non lascia scampo.
NAVE SCATENATA, TRIPLETTA CHE VALE LA SEMIFINALE
Incassato il gol anche l’Atalanta alza la testa ed entra a tutti gli effetti in partita. Pallone dalla destra, gran tiro di prima intenzione e clamorosa traversa colpita da Valsecchi. E un attimo dopo ci prova anche la compagna di mediana Muttoni con una bella conclusione. La Pro Sesto assorbe i colpi, e colpisce di nuovo con una ripartenza fulminea. Nave è pescata in una frazione di secondo, scappa verso la porta, resiste al ritorno dei difensori e davanti allo specchio mantiene una freddezza da numero uno. Brutto colpo per le nerazzurre, che stavano facendo le prove per il pari, e che invece si ritrovano sotto di due gol. Occasionissima per la dea che fa sobbalzare il pubblico, un attimo più tardi, ma dopo il pericoloso colpo di testa di Sala su azione di corner si va al riposo con la Pro Saldamente in vantaggio.
Gara che si chiude, più che virtualmente, già dopo cinque minuti della ripresa. Calcio d’angolo dalla destra di Miranda Manca, inserimento vincente di testa ancora di Nave: giocatrice forgiata dall’esperienza dello scorso anno, e oggi in una condizione straordinaria. Nonostante il passivo l’Atalanta continua a giocare: l’occasione più importante è per la frizzante Diletta Pesenti, che si trova un pallone invitante al centro dell’area ma conclude troppo debolmente, facilitando il compito del portiere. Da segnalare anche il bel tiro di Colleoni, quando siamo intorno al 12′, ma soprattutto il gol in spaccata da parte di Botturi, che non basta per scongiurare l’eliminazione ma inorgoglisce senz’altro la prova della giovane dea. Per la Pro Sesto, invece, testa alla semifinale che la di fronte a uno tra Real Meda e Milan.



Club Milano vs Milan
Quando il Club Milano intravede la possibilità di un’impresa, scatta qualcosa. È un istinto feroce, simile a quello degli squali quando percepiscono l’odore del sangue nell’acqua. Un’immagine potente, forse, ma calzante: qui si parla davvero di pesci predatori. Con grinta nello sguardo e esplosività nelle gambe, la squadra affronta senza timori la balenottera azzurra, un autentico gigante che si staglia di fronte a loro. La tenacia di Laratta, il pressing incessante di Mannino, le parate decisive di Pirastru e le incursioni di capitan Ripamonti. Poi, il verdetto finale: 3-0 per il Milan, senza appello. Un risultato prevedibile? In parte sì: di fronte c’era una delle grandi della Serie A. Ma limitarsi al tabellino sarebbe ingiusto, perché la partita ha raccontato molto di più. Sono stati 30 minuti iniziali di altissimo livello, tentativi coraggiosi, la volontà incrollabile di non arrendersi mai. Il Club Milano si è arreso, sì, ma l’ha fatto solo dopo aver lottato fino all’ultimo istante. Anche contro il Milan.
IL PRIMO TEMPO: RESISTENZA E FIAMMATE
Davanti alla difesa dell’onore, c’è un colosso pronto a tutto. La scintilla scatta al 19’, quando un tiro improvviso paralizza per qualche secondo il pubblico. È entrata? La risposta è sì, ed è un gol da antologia. Vigil Hidalgo calcia dai 25, forse 30 metri, con una precisione quasi irreale: il pallone si infila tra le mani protese di Pirastru e la traversa. Il Milan passa in vantaggio, mostrando tutta la sua forza. Ma il Club Milano non molla. Brocchieri illumina la manovra con passaggi eleganti, Mannino cerca di affondare, mentre il Milan non trova il raddoppio per questione di dettagli: il colpo di testa di Fiorenza sfiora il palo al 29’, Bernasconi manca l’appuntamento con il cross al 31’. L’odore dell’impresa è ancora nell’aria?
SECONDO TEMPO: IL MILAN CHIUDE I CONTI
Dopo un’occasione mancata da Mannino, il Milan decide di chiudere la pratica. Al 7’ della ripresa, Amagua scaglia un missile ravvicinato che non lascia scampo: 2-0. La squadra rossonera prende definitivamente il controllo, soffocando gli spazi con Fiorenza, Santopaolo e Cenedese. Frazzetto e Giordano provano a ribaltare l’inerzia, ma la difesa rossonera tiene duro. Pirastru si supera con un intervento felino su Tebaldi, ma al 22’ Fiorenza si prende la sua rivincita: su calcio d’angolo, stacca più in alto di tutti e sigla il tris. Il Club Milano prova l’ultimo assalto, Ferrari salva sulla linea un tiro incredibile di Pane, mentre Ba colpisce la traversa nel recupero. Ma è finita: il Milan vola in semifinale contro l’Atalanta. Lo squalo di Pero ha venduto cara la pelle, ma il Diavolo si prende tutto.

